Perchè i gay cattolici si ostinano a chiedere accoglienza alla loro chiesa?

Riflessioni di Michele Serra tratte da La Repubblica del 7 maggio 2011

Una veglia per le vittime dell´omofobia, prevista in una chiesa cattolica palermitana per il 12 maggio, è stata giustamente annullata dall´arcivescovo. Dico "giustamente" perché l´annullamento è conseguente agli orientamenti della Chiesa cattolica in materia: non per caso la Curia palermitana si rifà a una lettera del 1986 dell´allora cardinale Ratzinger, nella quale alla cura pastorale degli omosessuali si suggerisce di affiancare anche "medici e psicologi".

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28 pensieri su “Perchè i gay cattolici si ostinano a chiedere accoglienza alla loro chiesa?

  1. Le rispondo subito: perchè alcuni gay cristiani non vogliono rinunciare alla propria fede all’interno della Chiesa Cattolica!

  2. Gentile Michele Serra, una delle cose che più ci offende è sentire qualcuno che pontifica su di noi senza conoscere le nostre storie. Lo fanno gli uomini di chiesa che parlano di un’omosessualità fatta di trasgressione e di incapacità di impegnarsi in una relazione d’amore responsabile che assomiglia così poco a quella che vediamo nei nostri gruppi: forse hanno in comune con noi una visiome del mondo che parte dal Vangelo, ma non capiscono niente della nostra omosessualità. Lo fanno tanti omosessuali impegnati che ci dicono che il nostro desiderio di restare nella chiesa cattolica è assurdo: loro probabilmente conoscono la nostra omosessualità, ma non ci capiscono in quanto credenti e non si rendono conto che il nostro desiderio di continuare a restare in comunione con la Chiesa non è un capriccio, ma è qualche cosa di profondamente radicato nella nostra struttura personale. Lo fanno quelli come lei, che possono scrivere di tutto su un grande quotidiano nazionale, senza nemmeno chiedersi se quello che scrivono c’entra con il vissuto delle persone di cui si parla. E che lei abbia poco in comune con degli omosessuali credenti, caro Serra, lo si capisce da quello che scrive.
    In particolare parla dell’atteggiamento della chiesa di Palermo e lo definisce “giusto” senza avere la minima idea di quale sia la posizione della Chies cattolica in materia di omosessualità.
    Perchè se lo sapesse, caro Serrra, non capirebbe, come del resto non lo capiamo noi, come mai nella Chiesa cattolica ci sono persone che hanno problemi a dare spazio a chi (indipendentemente dal proprio orientamento sessuale) vuole pregare pubblicamente per le vittime dell’omofobia.
    Nessuno ha chiesto alla curia di Palermo di avvallare una delle tante unioni tra persone dello stesso sesso che, nel privato, preti, vescovi e cardinali, approvanoe e magari vivono in prima persona. Questo sarebbe sì in contrasto con il magistero ordinario della Chiesa cattolica, anche se, diciamolo una volta per tutte, quanto questo stesso magistero ha definito in materia di omosessualità, non è mai stato dichiarato nè infallibile nè defitivo.
    Nessuno ha chiesto alla Chiesa di Palermo di ospitare una manifestazione per il riconoscimento delle unioni tra le persone dello stesso sesso. Anche qui, proprio perché si tratta di una questione squisitamente politica, la chiesa farebbe bene a chiamarsi fuori da certe rivendicazioni (anche se sono molti gli ecclesiastici che non resistono alla tentazione di tirare per la giacca i politici dei vari schieramenti, dimenticandosi quell’idea di laicità dello Stato che è patrimonio anche della tradizione cattolica dell’ultimo secolo).
    Quello che hanno chiesto gli organizzatori della veglia di Palermo era di invitare le comunità cristiane della città a pregare per le vittime dell’omofobia. Pregare cioè per tutti quelli che sono stati derisi, sono stati insultati, sono stati aggrediti, sono stati picchiati, sono stati imprigionati, sono stati cacciati dalla loro casa e dal loro paese, sono stati uccise solo perché erano omosessuali.
    Tutte queste cose il magistero della Chiesa (che lei probabilmente non conosce) le condanna in maniera inequivocabile. E quindi non fa niente di contrario alle indicazioni della Chiesa chi si incontra per pregare per le vittime della violenza omofoba.
    Una chiesa che non aiuta i suoi figli a rivolgersi al Padre per chiedere ciò che lei stessa indica come iusto e condivisibile è una chiesa che viene meno alla sua missione e tradisce il mandato che le ha datto Gesù.
    Ecco perché noi omosessuali cattolici chiediamo alle nostre chiese di aiutarci a vivere questa forma di preghiera.
    Ecco perché lo chiediamo alla chiesa cattolica e non ci rivolgiamo a un’altra chiesa.
    Con buona pace per quelli come lei che, approfittando della loro posizione di potere, si permenttono di parlare a vanvera della chiesa e degli omosessuali credenti.

    Gianni Geraci
    Portavoce del Guado – Gruppo di riflessione e di ricerca su Fede e omosessualità.

  3. non sarà forse che anche loro, come tutti/e sentono di avere bisogno di conforto spirituale in Cristo?
    chi siamo noi per non accogliere i nostri fratelli e le nostre sorelle, chiunque essi/e siano? chi siamo noi per rifiutarci di spezzare il pane insieme a loro e insieme a loro bere dal calice di vino?
    Gesù ha detto:”in me, non vi sono nè ebrei, nè gentili, ecc..” e, chiunque crede in me, ha la vita eterna!”

  4. Devo dire che, come spesso accade, Michele Serra ha “azzeccato” il punto cruciale: il fatto che i secoli di monocultura della chiesa romana ha fatto tabula rasa della fede intesa come passione per la ricerca, per la scoperta, per l’eresia che stimola e stuzzica… alla fine quel che preoccupa molti non è la preghiera in sé o l’accoglienza, ma il fatto che chi comanda (ieri tutto, oggi evidentemente ancora la coscienza) ti dia una pacca sulla spalla e ti conceda graziosamente, quando gli pare e senza spiegazioni, un suo gesto “paterno”. E chi ne ha bisogno?

  5. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”.

    Ecco, anche Serra compie un’operazione che molti atei stanno portando avanti: spingere gli omosessuali fuori dalla Chiesa Cattolica romana.

    Operazione fallace.
    Noi restiamo nella Chiesa Cattolica Romana perchè:

    – siamo anche noi figli di Dio
    – questo è il nostro credo e noi ci gloriamo di professarlo
    – il clero è pieno di omosessuali come noi
    – il laicato cattolico idem

  6. Io credo che gli omosessuali cattolici debbano chiedersi sinceramente quali sono i motivi che li spingono a chiedere alla Chiesa di cambiare atteggiamento.

    Se c’è il desiderio di accoglienza che nasce dal desiderio di stare meglio con Dio e con se stessi forse è il caso di predere atto delle difficoltà che attualmente ci sono rivolgendosi da qualche altra parte (valdesi, veterocattolici, episcopaliani, luterani, comunità di base e via dicendo).

    Se invece c’è, come io spero, il desiderio di aiutare la chiesa a essere più evangelica, allora occorre restare “perinder ad cadaver”, accettando le sofferenze e le difficoltà che incontreremo.

    Gianni

  7. era qui che volevo postare…

    Quello che mi sfugge è questo. L’assunto della chiesa è che gli omosessuali sono dei poveri malati bisognosi di cure (mediche o psicologiche).
    Mettiamo allora che una comunità di diabetici credenti avesse chiesto di fare una veglia, in una parrocchia di una Roccacannuccia qualsiasi, al fine di pregare per le vittime di una strage, ad opera di un folle che odia i diabetici.
    Nessuno di noi dubita del fatto che gli sarebbero state aperte le porte!
    La verità è che la chiesa, la mia madre chiesa, quella nella quale sono cresciuta e ho servito, ci giudica e nel giudicarci arriva al punto di negarci un luogo per pregare, per ricordare uomini e donne vittime dell’intolleranza, dell’ingiustizia, della miseria umana…
    Questa chiesa è talmente concentrata a guardare il “dito” della nostra omosessualità, che si perde la “luna” delle donne e degli uomoni meravigliosi che SIAMO… e non vede che se continuiamo a bussare alla sua porta è perché siamo figli ostinati, che desiderano sedersi alla tavola di famiglia, cosa di cui abbiamo diritto, perché figli dello stesso Padre, ugualmente amati. Il Padrone di Casa è pronto ad acoglierci, ma il suo maggiordomo non ci apre la porta.

  8. una risposta qualunquista e semplicistica con uno scarso uso della bella intelligenza di cui penso serra sia dotato.
    non ci si rende conto minimamente che se un gay è cattolico e la sua chiesa non gli apre le porte è esattamente come tornare a casa propria e trovare la serratura cambiata?
    se hai una casa, perché cambiarla, cercarne un’altra? prima si cercherà di tutto per “make wrong right” se una cosa è tua, se le appartieni ed essa ti appartiene, no? cosa c’è di così ottuso nella mente di certi non cattolici che fa loro pensare che se una cosa non funziona allora si cambia, si va altrove? credo sia patente consumismo, che nell’ambito della fede non può passare.

  9. Il problema non è tanto chiedersi se la chiesa può o meno accogliere gli omosessuali, ma piuttosto che tipo di omosessuali la Chiesa Cattolica può e vuole accogliere. Dire che la Chiesa Cattolica è omofoba è una falsità. La Chiesa cattolica accoglie gli omosessuali nel limite in cui questi vivono la loro omosessualità secondo gli indirizzi morali che questa detta e che bene o male conosciamo tutti, ossia controllo di sè, esclusione di relazioni omosessuali sessuali, ammissione di relazioni affettive nel limite dell’amicizia disinteressata (concetto questo tutto da capire). Al di fuori di queste “regole” la Chiesa condanna l’omosessualità. Se si vuole essere accolti nella Chiesa Cattolica bisogna sottostare alle sue regole e norme che, per un credente, sono espressione della volontà di Dio, se non si vuole accettare queste regole allora non si può sperare nell’accoglienza. Questo che non è niente altro che un espediente diplomatico per salvare capra e cavoli esclude l’accusa di omofobia per la Chiesa ma esclude anche che un omosessuale che vuole vivere liberamente, nell’ambito del civilmente consentito, la propria sessualità possa trovare posto nella Chiesa. Purtroppo non c’è modo di cambiare, o così o altrove!

  10. se la chiesa si rifà a quello che è stato scritto nell’86, ben 25 anni fa, e ancora pensa che ci vogliano medici e psicologi, e pensa che omosessualità sia solo gay pride o seminaristi che la vivono nel buio, in maniera truce e con angoscia, allora è solo un problema di ignoranza: alla chiesa cattolica manca il passaggio dell’INFORMAZIONE medica e psicologia più aggiornata e il riconoscere che un omosessuale può amare in coppia altrettanto nobilmente del più nobile etero. forse ancora non è tempo, ma lo sarà, perché questa chiesa è formata anche da omosessuali che vivono amore di coppia e non è che si può far finta che non esistano: prima o poi ne verrà preso atto, sono fiduciosa.
    è casa di tutti.

  11. Caro Mattia, dopo il tuo intervento sento il dovere di precisare due cose.

    La prima riguarda il fatto che l’atteggiamento della chiesa su argomenti etici è cambiato e continua a cambiare nella storia: dalla schiavitù, al prestito a interesse; dalla libertà di coscienza all’aborto.
    Sono alcuni dei casi in cui una migliore comprensione della realtà ha portato a un ripenzamento delle raccomandazioni etiche precedenti.
    Non è detto, anche se non è sicuro, che lo stesso non possa capitare in materia di relazioni e rapporti omosessuali. Io che sono vecchio posso assicurarti che a metà degli anni ottanta la maggior parte dei teologi moralisti avrebbe probabilmente scommesso di un’evoluzione in questo senso del magistero della chiesa.
    L’arrivo di Joseph Ratzinger in vaticano ha cambiato le cose, ma non è detto che questo cambiamento sia definitivo. Allo stato dei fatti sono due le cose sicure: che il magistero della chiesa condanna gli atti omosessuali (termine volutamente molto generico che permette molta discrezionalità interpretativa); che i testi con cui il magistero ha affrontato l’argomento non sono (volutamente) nè infallibili né definitivi.

    La sceonda riguarda invece il caso specifico di Palermo. Perché una veglia di preghiera per le vittime della violenza omofoba è in piena sintonia con le indicazioni del magistero della chiesa che (stando a quanto è scritto nei documenti ufficiali) ha condannato più di una volta gli insulti e le violenze di cui sono vittime le persone omosessuali.
    Ed è per questo motivo che non si capiscono le difficoltà che vengono sollevate. In base a quale posizione del magistero si boicottano delle veglie di preghiera su un tema che lo stesso magistero raccomanda?

    Se gli alti papaveri delle curie che non vogliono ospitare le nostre veglie fossero minimamente obbedienti alle indicazioni che vengono dai documenti della Santa Sede dovrebbero comportarsi così: dire ai gruppi di omosessuali credenti che chiedono di fare le veglie per le vittime dell’omofobia che la Santa Sede ha racocmandato chiaramente di non ospitare dei gruppi che si occupano di omosessualità che non dichiarino esplicitamente di accettare in maniera acritica le attuali posizioni del magistero in materia di approvazione degli atti omosessuali e, dopo aver detto di no, organizzare una veglia in cui si ricordano le vittime dell’omofobia insieme magari alle vittime di ogni altra forma di violenza. E’ quello che è ad esempio capitato a Cremona dove la veglia è un’iniziativa del vescovo della città e quindi non può certo essere tacciata di ostilità nei confronti del magistero della chiesa.

    Ma i motivi veri per cui negano le chiese alle nostre veglie non hanno niente a che fare con il magistero della chiesa.

  12. Per Stafania….
    Il fatto è che il testo che il vaticano aveva scritto 35 anni fa (che è anche il documento più autorevole che il magistero della chiesa ha scritto sull’argomento) non parla di medici e di psicologi e, anche se sostiene che gli atti omosessuali vanno condannati in ogni caso e che non vanno appoggiati quei gruppi che sostengono che questa condanna potrà un giorno essere messa da parte, condanna in maniera esplicita l’omofobia e invita i pastori a intraprendere delle iniziative pastorali tese ad aiutare le persone omosessuali a vivere la loro appartenenza alla chiesa.
    Da allora, purtroppo, le cose non hanno fatto altro che peggiorare, perché in questo caso certi provvedimenti e certi interventi non ci sarebbero.

  13. Scrivo queste poche righe senza nessuno spirito polemico. Ma per una semplice testimonianza. Mi chiamo Riccardo e dopo una precoce presa di coscienza della propria omosessualità,anni fa, mentre stavo entrando in seminario, ho cominciato a vivere la mia condizione. All’ inizio mi sono dedicato,credendoci, anche alla creazione di un’associazione di informazione sulla prevenzione dell’AIDS (erano anni in cui farsi vedere anche solo allo stesso tavolo con qualcuno sieropositivo voleva dire essere un appestato) e comunque vivendo abbastanza serenamente la propria condizione. Ho spesso incontrato persone che facevano della propria omosessualità un motivo di lamentela per come gli altri li vedevano e questo mi ha creato sempre più fastidio dell’ intolleranza. Non mi sono mai sentito orgoglioso della mia condizione proprio perché la ho sempre sentita come uno stato di cose naturale. Anche con il mio padre spirituale, ho sempre parlato, di una eventuale rinuncia a una sessualità e non a una condizione. Chi di noi è orgoglioso o di contro rinnega il colore dei suoi capelli o la sua altezza? Negli anni, però, mi sono sempre più sentito distante da una chiesa pronta a maledire, lanciare giudizi, condannare gli omosessuali, quasi causa dei mali dell’ umanità, ma pronta per motivi politici e/o economici a coprire, tacere, se non giustificare ,con contorti ragionamenti, una classe politica allo sbando(quella italiana) o peggio ancora delle nafandezze all’ interno della sua stessa struttura. Per dovere di cronaca posso dire che ho incontrato persone, preti e suore, dediti quotidianamente a una missione sentita e sincera, ma questo a me non basta. Ora non vivo più in Italia e sono a contatto con una realtà decisamente diversa. Negli anni ho maturato una fede a diretto contatto con Dio anzi la ho recuperata. Leggendo poco fa il post di Rosa Salamone del gruppo Varco di Milano ho visto che qualcuno la pensa come me. Spesso mi sono chiesto chiesto (con il massimo rispetto per il loro sentire) perché molti gay spendano molte energie a cercare di farsi accettare. La chiesa cattolica non è Dio! Perché lottare contro i mulini a vento e soffrire quando si può vivere felici? Anni fa vedevo persone manifestare davanti alle curie o alle chiese, sfilare con striscioni davanti alle parrocchie e a quanto pare non è cambiato nulla! Sfiliamo per affermare dei diritti davanti ai governi, ai parlamenti o per le strade ma non pretendiamo di essere moralmente accettati da chi la pensa diversamente. Giusto continuare a camminare con gli striscioni, se necessario, ma è inutile nascondersi dentro i confessionali a piangere! Andate avanti! Dio ci vuole felici perché siamo suoi figli…bussate e vi sarà aperto…ma non ai portoni delle chiese necessariamente. Un abbraccio a tutti. Riccardo

  14. Ho letto adesso l’articolo di Serra. Ho dato uno sguardo veloce ai vari commenti: non lo ho letti con attenzione, e forse qualcuno avrà già detto quello che voglio dire. Ma a me l’articolo di Serra mi fa pensare che scambia la Chiesa per un partito politico, o per un’associazione, un movimento di opinione, o un gruppo amicale: se non mi trovo bene, ne cerco un altro.
    Non è così. Nel pieno rispetto per le altre Chiese cristiane, e, direi anche per le altre fedi, mi pare di poter dire che se mi trovo male nella “mia” chiesa perchè non mi sento accettata “per come sono” (e non “per quello che faccio”), è mio compito operare perchè la “mia” chiesa impari ad essere capace di accogliere anche me, o comunque i “diversi”. I “diversi per natura”, non per scelta libera.
    E se la chiesa continua a pensare che l’omosessualità sia una scelta, un disordine, una malattia, è necessario operare perchè corregga la sua opinione sbagliata. Oppure ci prendiamo la responsabilità di lasciare che continui a restare nell’errore.
    E se continua a pensare che gli omosessuali debbano vivere nel nascondimento, e rinunciare a vivere in pienezza la propria vita, dobbiamo dirglielo quanta sofferenza crei questa imposizione di nascondimenti e rinunce alla pienezza della vita. Perchè Dio ci ha dato la vita perchè vivessimo in pienezza, e non a metà.

  15. Cara M. (credo tu sia una signora anche se non ne sono certo perché firmi con l’iniziale) ho letto il tuo commento e approvo in parte quello che dici. Ma tu sei quello che sei a prescindere di come la pensi la tua comunità, famiglia, governo, e chi più ne ha più ne metta. Ma non puoi svitare la testa della gente e mettergliene un’ altra. Puoi spiegare e sperare che capiscano ma non necessariamente che condividano. Chi ci dice che quella della chiesa cattolica(parlo in termine di morale) sia una posizione sbagliata?..chi siamo noi per convincerli che sbagliano? E allora cosa facciamo con chi è musulmano? Cerchiamo di cambiargli anche la fede? Noi stessi, in primis, dobbiamo accettarci, lottando quotidianamente contro stereotipi, rendendoci visibili nella nostra quotidianità testimoniando anche una fede. Non serve a un fico secco montare sul “Carrozzone” del Gay pride una volta all’anno in un’ altra città per poi nascondersi sul lavoro con la famiglia o la comunità religiosa. Accettando anche il rifiuto dei genitori ( a me è successo!), e pregando perché le persone aprano il cuore e capiscano ma amando e rispettando anche chi ci rifiuta. Io personalmente frequento e ho frequentato persone che hanno una concezione dell’ omosessualità molto lontana dalla mia realtà ma condividendo altre cose nel reciproco rispetto. Credo che sia giustissimo lottare per dei diritti civili (l’Italia è ad oggi uno stato “laico” e come tale il suo governo dovrebbe muoversi(tra soubrette, escort e amici di merende)ma non possiamo pretendere di cambiare le credenze degli altri. …”Perchè Dio ci ha dato la vita perchè vivessimo in pienezza, e non a metà” e aggiungo, indipendentemente dalla metà degli altri…. Con affetto Riccardo.

  16. la condizione del reietto e` inscritta nel DNA di ogni cristiano, cattolico o di altra confessione.
    il massacro di gesu` e` stato voluto dal potere religioso del suo tempo alleatosi con il potere politico.
    francamente non sono sorpresa dalla presa di posizione del vescovo di palermo (un vescovo, non tutti i vescovi): e` ovvio che se hanno perseguitato il maestro, cosi` anche perseguiteranno il discepolo.
    nonostante cio` la mia strada, il mio cammino di donna credente omosessuale, che ha ricevuto lo spirito di dio, avanza oltre il getzemani, passa attraverso la croce ed infine risorge per portare il vangelo ai poveri. e vivere una gioia nuova e sconosciuta.
    una volta ho sentito un sacerdote dire una cosa che mi ha molto fatto riflettere: se la chiesa – la nostra vita – non attraversa la persecuzione, bisogna domandarsi alla sequela di chi siamo.
    se michele serra avesse anche una vaga nozione del discorso detto delle beatitudini, forse esiterebbe a ripetere le solite cose trite e noiose, inessenziali, che molti vanno blaterando sulla fede.
    ma non tutti possono capire.
    e` anche per loro che noi siamo chiamati a credere, e credere la chiesa, nonostante.

  17. quello di Serra è un chiaro e semplice interrogativo di una persona che non crede e non capisce che cosa sia la fede. chi non ha fede vede la o le chiese ne più ne meno che dei gruppi associazionisti, non capiscono la spinta spirituale che c’è sotto. Chi sente in se la spiritualità, la voglia di partecipare al sacro, chi sente la fede per un certo tipo di,come dire, contenuti religiosi non può cambiarli di punto in bianco perchè è una cosa in cui credi profondamente come verità.
    E non capita solo a gay.
    Infatti chiesa non è solo contraria alla omosessualità per puntiglio ma è contraria a tutte le pratiche di “sesso disordinato” (qualunque cosa voglia dire) in questo caso anche io, etero non sposata ma sessuopraticante (in verità pochissimo) sono in stato di non accettazione della chiesa. Vorrei diventare evangelica o che altro perchè li sono più tolleranti ma non riesco a non credere nella Madonna che è venerata solo da cattolici e ortodossi. Capisco bene che per un non credente questo potrebbe scatenare un bel “chissenefrega” un santo vale l’altro tanto non è vero niente,e cose così,ma per chi sente la fede è importante.
    Allora il non credente potrebbe ancora semplicemente chiedersi:se ci tieni tanto alla chiesa perchè non segui la castità e stai in pace con tutti etero o gay che siano? Perchè lo sappiamo tutti la spinta all’amore fisico è molto forte e riflettendo riflettendo riflettendo se questa spinta è davvero in contrasto con la fede, se davvero impedisce la comunione col nostro Dio, ci accorgiamo di no,che la castità è una virtù per chi vuol farsi santo e non è per tutti farsi santi…
    Insomma il problema non è che i gay non possono entrare in chiesa ma chi ha una vita sessuale non può entrare in chiesa.E perchè non si puo entrare in chiesa se si hanno rapporti sessuali senza procreare? Se lo chiedessimo a un prete ci parlerebbe di purificazione e donazioni totali e altre cose che non convincono.
    Il gay sta alla porta della chiesa perchè vuole partecipare al sacro e non capisce cosa gli e lo impedisca. Come me

  18. Da cristiana so quanta omofobia c’è nelle chiese. Ed è la stessa omofobia che, tramite i sensi di colpa e di peccato e non solo, induce gay e lesbiche a suicidi e depressioni; senza dimenticare i genitori degli stessi omosessauli che vivono veri e propri lutti e cadono anch’essi in profonde depressioni. Tutto QUESTO è dolore che si potrebbe evitare se la Chiesa rivedesse il suo magistero confrontandosi con le persone gay e lesbiche e con la scienza. E facendolo accorcebbe il numero degli anni trascorsi perchè VENGA CHIESTO PERDONO PER IL PECCATO DI OMOFOBIA CHE COMPIONO. Ci auguriamo di dover contare solo i giorni….ORMAI! Quindi rispondo a Serra che se anche tutto ciò servisse a salvare una sola persona, lo sforzo di dialogare non sarà stato mai vano.

  19. L’articolo di Serra, che ritengo persona sostanzialmente laica (forse pure atea) mette certamente il dito sulla piaga relativamente a due aspetti nevralgici:

    – il primo è che la Chiesa Cattolica è manifestatamente ed ufficialmente omofoba (come si faccia a voler credere il contrario, vorrei capirlo): è un’istituzione “de facto” gerarchica, assolutista ed autoritaria, anche se non violenta.
    Che fa tra i suoi fondamenti la coerenza e l’obbedienza acritica ed incondizionata di tutti i suoi membri e sottoposti, vescovi compresi. E siccome esiste un ben noto divieto di accogliere nelle parrocchie gruppi di mosessuali dichiarati e “sessualmente praticanti”, credenti o meno, la disposizione del vescovo di Palermo viene ad essere coerente ed ubbidiente.
    Coerente ed ubbidiente, perchè quanto disposto dall’allora cardinale Ratzinger non può essere certo contraddetto o revocato senza il volere dell’attuale papa Ratzinger.
    Quindi visto da questa prospettiva, non c’è affatto da sorprendersi che il vescovo abbia negato l’uso della chiesa per la veglia contro le vittime dell’omofobia.
    Ha fatto solo quello che il suo ruolo gli imponeva, a prescindere dal suo punto di vista strettamente personale, che magari non è tenuto a rivelare pubblicamente.

    – la seconda nota dolente: gli omosessuali credenti in Italia sono ancora indietro perchè in questo Paese c’è una presenza della Chiesa Protestante ancora troppo poco significativa sul piano quantitativo.
    Basta vedere come la società si è evoluta nel nord Europa, negli Stati Uniti, in alcuni Paesi del Sudamerica e perfino nella cattolica penisola iberica, Portogallo incluso. Qua invece si discute ancora sul celibato dei sacerdoti e sul divieto di accesso al sacerdozio alle donne…

  20. Non c’è DEMOCRAZIA se c’è l’OMOFOBIA !
    Da ateo credo fermamente che i GAY abbiano DIRITTO alla RELIGIONE e che questa sia la nostra ULTIMA FRONTIERA in ITALIA !!

  21. Condivido il pensiero di Riccardo e lo ringrazio di aver condiviso la sua esperienza.
    Leggendo i commenti mi è venuto in mente l’incontro di Gesù con l’adultera. Quando pongo a Gesù la questione se applicare la Legge mosaica o meno, che prevedeva la lapidazione, Gesù non dice di non applicarla, nè fa niente per cambiarla, invita semmai chi lo interrogava a cambiare ottica nell’applicare la Legge. Tuttavia questo non significa oltrepassare la Legge, lui stesso in un certo senso condanna l’aultera nel momento in cui dice alla donna “vai e non peccare più!”. Gesù riconosce nella donna una peccatrice, la perdona, la rimanda a casa ma quel perdono è condizionato da un radicale cambiamento di vita. Allo stesso modo la Chiesa Cattolica chiede un radicale cambiamento di vita agli omosessuali sulla base della sua Legge, rifiutare e non condividere questa Legge significa già di per sè essere fuori dalla Chiesa Cattolica. Bene ha fanno le persone come Riccardo a non accettare quella Legge se non vogliono accettare lo stile di vita da “recluso spirituale” e a non pretendere che le cose cambino in base al proprio personale punto di vista, perchè così si ha la coscienza a posto! Torno a ripetere, della Chiesa o si accetta tutto, anche quello che è scomodo, o si è fuori automaticamente. Altre Chiese cristiane non fanno fatica ad accettare gli omosessuali e la loro vita affettiva, anche lì c’è Dio. Nei prossimi giorni nella Chiesa Vetero Cattolica sarà celebrato il primo matrimonio gay d’Italia, un vero e proprio evento storico di cui dovremmo essere tutti felici!

  22. Anita scrive: “Il Padrone di Casa è pronto ad acoglierci, ma il suo maggiordomo non ci apre la porta” :)))))))))))). Io amo la Chiesa ma se lei non ama me, io non posso smettere di volerle bene. Perché è mia Madre, ed è Creatura di Cristo. E’ il luogo in cui Lui si rende VERAMENTE presente. E poi non bisogna gettare il bambino con l’acqua sporca. Bisogna invece essere profeti. Lottare perché essa SI COMPORTI secondo la sua vocazione. Questo è soprattuto compito nostro. Perché la Chiesa non è solo il papa e i vescovi (molti dei quali come mons. Lanfranconi assolutamente limpidi e disposti al dialogo), ma siamo noi. Il popolo di chi crede.

  23. Solo per dire a Mattia, e ad altri che la pensano come lui, che non sono d’accordo che o si accetta tutto della Chiesa o si è fuori.
    La Fede che ci unisce è la Fede in Gesù, non certo al papa, sia egli Ratzinger o chi di turno.
    Se tutti i cristiani cattolici avessero sempre e solamente accettato le regole della chiesa, saremmo ancora la Concilio di Trento. Stiamo dimenticando il senso del Concilio Vaticano Secondo. Da lì dovremmo ripartire per trovare le strade del cambiamento, verso una Chiesa sempre più accogliente, sempre più materna e capace di essere messaggio d’Amore per tutti, omossessuali inclusi.
    Oppure siamo anche noi convinti che l’omosessualità sia una libera scelta?

  24. Caro Mattia.
    Occorre essere precisi quando si dicono certe cose. La chiesa veterocattolica non celebrerà dei matrimoni omosessuali. Semplicemente benedirà pubblicamente delle coppie omosessuali.
    Da un punto di vista teologico anche la chiesa cattolica romana non dovrebbe avere problemi a praticare questo tipo di benedizione: gli studi di Boswell dimostrano che era prassi comune nell’alto medioevo benedire le relazioni amicali tra persone dello stesso sesso (cfr. Same Sex Union in Premodern Europe).
    Quindi anche la chiesa cattolica romana potrà cambiare (come è cambiata già in passato).
    Lavorare per questo cambiamento significa fare un grande servizio alla comunità omosessuale e alla chiesa.

  25. Ringrazio tantissimo Michele Serra, per la sua “provocazione” intelligente e sensata, in quanto ha permesso a me, cattolico e omosessuale, di cercare ancora una volta il senso del mio cammino.
    Per permettergli di comprendere un po’ di più il sentimento di un cattolico, innamorato e accasato con un altro uomo, nei confronti della propria Chiesa, propongo un paragone.
    Molti dei corrispondenti dei grandi mezzi di informazione continuano a ripeterci che dall’estero continuano a chiedersi come ci si può sentire noi italiani, alle prese con la più grave crisi morale e sociale dalla nostra nazione da decenni a questa parte.
    In effetti, a leggere le cronache e i commenti di tanti opinionisti verrebbe da prendere il primo treno e scappare dall’Italia.
    Perchè rimanere, allora?
    Perchè?
    Forse, i nostri Padri, quelli che sono morti per la nostra libertà e la nostra democrazia, risponderebbero che invece di scappare, è meglio impegnarsi in prima persona, qui ed ora, per un’Italia migliore.
    L’Italia, infatti, nel suo piccolo ha un’immensa ricchezza di cultura e di umanità da donare al mondo intero. Perchè disperderlo?
    Lo stesso pensiero viene a chi, credente, vede che la propria Chiesa sta camminando verso territori inumani e ostili.
    La Chiesa, che è una realtà umana infallibile solo nel compiere sempre gli errori più grossolani, ha bisogno di ognuno dei suoi componenti per aderire sempre di più e meglio al messaggio evangelico di Gesù, che è un messaggio di vitalità, perdono, accoglienza, gioia, felicità, libertà, gioia di vivere.
    Nei secoli, solo l’esperienza vissuta da tanti piccoli e grandi profeti, incompresi e malvoluti, ha permesso alla Chiesa di riformarsi e offrire risposte sempre migliori alle sfide della vita.
    Fine del paragone.
    Inoltre, ne approfitto per un ulteriore commento: non dimentichiamoci che una Chiesa sana, lontana da talebanismi e fondamentalismi vari, non può che essere un bene per tutti noi che viviamo in questa Italia.

  26. E’ lo stesso paragone che ha fatto Henry Olsen. Credo davvero che Michele Serra ci abbia fatto un grande piacere, perchè ci ha spinti a riflettere sui motivi profondi della nostra ostinata scelta di restare nella Chiesa Cattolica.

  27. Cari amic*,
    vi informiamo che martedì 17 maggio alle ore 21 presso la comunità Battista, via del Vecchio Lazzeretto, Livorno, in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, si svolgerà una veglia di preghiera per ricordare le vittime dell’omofobia. Condivideremo testimonianze e riflessioni, per avere un momento in cui credenti di diverse confessioni diventino testimoni di un cambiamento possibile. Siete tutti/e invitati/e!!!
    “Dio ha insegnato a non chiamare profano o impuro alcun uomo” (Atti degli Apostoli 10,28)

    Mimma
    per la chiesa Battista di Livorno

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