Lettera aperta* dell’associazione Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani di Roma del 6 febbraio 2010
Carissimi Vescovi Emeriti, nelle ultime settimane le vostre voci, in diversi contesti, hanno rimarcato la vostra posizione di considerare gli omosessuali, ora disordinati, ora anormali, ora
rappresentanti di un modo di interpretare la sessualità non come volta alla riproduzione ma come "ricerca di lussuria", ora interpreti di una "pratica aberrante" che addirittura genera "ribrezzo" al solo parlarne (il virgolettato purtroppo è fedele alle vostre dichiarazioni)…
Gesù che infrange la Legge in nome della Carità è il vero Uomo, la cui scuola di umanità e di pienezza di vita i cattolici, e in particolare i vescovi, dovrebbero frequentare a tempo pieno. In questo consiste l’Imitazione di Cristo, non certo in sterili pericolose pratiche devozionali.
Gesù nei confronti dell’emorroissa (come dei lebbrosi) anticipa i tempi, capisce con l’intelligenza, oltre che col cuore, che le paure dei suoi contemporanei sono infondate (la scienza gli darà definitivamente ragione secoli dopo).
La Chiesa cattolica, ad imitazione di Cristo, avrebbe dovuto capire in anticipo (anche rispetto alla decisone OMS di eliminare l’omosessualità dall’elenco delle patologie) che l’amore omosessuale è amore fecondo, è relazione benedetta da Dio, se vissuto con purezza di cuore, non diversamente dall’amore di coppia omosessuale; e, invece, il Papa vorrebbe addirittura vietarci l’accesso ai seminari, e i vescovi (quelli che parlano – di quelli che tacciono non so cosa pensare) escluderci dall’Eucarestia, se non si sta buoni in un cantuccio.
Così, l’Imitazione di Cristo è diventata il Suo dileggio. La Carità un esercizio di potere. La Liturgia un’occasione di esclusione.
correggo: non diversamente dall’amore di coppia eterosessuale